2019

COMPAGNIA DEL GRILLO

 

IL PRIGIONIERO DELLA SECONDA STRADA

di Neil Simon

traduzione di Maria Teresa Petruzzi

 

Bisogna davvero mettersi a contarli (e stupirsi!) che siano passati quasi cinquant’anni dalla prima rappresentazione de Il prigioniero della seconda strada 

Non è raro, anzi è frequentissimo, che recensioni o presentazioni di spettacoli (ci siamo spesso incorsi anche noi), rimarchino l’attualità di un testo e ciò in particolare avviene, e non sorprende, quando ci si imbatte nei sentimenti eterni e immutabili dell’animo umano. 

Sorprende invece Neil Simon, in quest’opera (sicuramente la sua più significativa), per la capacità non solo di raccontare le nevrosi dell’uomo contemporaneo, come aveva già fatto nei suoi successi più conosciuti, ma per una visione, quasi profetica, della solitudine dell’uomo rispetto a una società ostile.

Ne Il prigioniero della seconda strada, i consueti brillantissimi dialoghi e le battute di irresistibile comicità di Neil Simon si radicano in una solitudine esistenziale.

La perdita del lavoro, improvvisa, inattesa, più che per il danno economico, pesa per l’isolamento sociale, in un progressivo deterioramento dei rapporti con la casa, il condominio, la città, la supposta civiltà. È il trionfo dell’insicurezza della nostra epoca, cui può dare risposta positiva solo il recupero dei valori morali, dei sentimenti veri e della solidarietà.

Se pensiamo alla crisi che ci travaglia dal 2008 e pensiamo a questo meraviglioso Simon del 1971, allora abbiamo qualcosa su cui riflettere.   

 

      


2017

 
COMPAGNIA DEL GRILLO

 

ARSENICO E VECCHI MERLETTI

di Joseph Kesselring

Regia di Claudio Rombolà

 

In una tranquilla casa vittoriana, nel cuore di Brooklyn, due amabili e morigerate vecchiette hanno come unico scopo quello di fare il bene del prossimo. Ma la storia rivelerà presto dei risvolti inaspettati e sorprendenti in una caleidoscopica apparizione di cimiteri, cantine, mostri, criminali, squilibrati e anche delle due vecchiette di cui sopra che "Beh, anche loro hanno qualche piccola stranezza", come afferma desolato il loro “normale” nipote  Mortimer.

Delle dodici commedie scritte da Kesserling, Arsenico e vecchi merletti è stata l'unica ad avere successo, tanto che il New York Times dell'11 gennanio 1941, il giorno dopo il debutto, la definì "così divertente che nessuno la dimenticherà mai".

E, infatti, il celeberrimo capolavoro di Kesselring è ancora oggi, dopo il debutto del 1941, una delle commedie più rappresentate al mondo.

Non è un vero giallo, non è una vera commedia, non è una vera farsa: è tutto questo insieme e nella sua stesura originaria, come la rappresentiamo, potrebbe anche apparire un po’ datata, ma essa è sicuramente una delle più belle favole scritte per il teatro da salotto e, come tutte le favole, è un classico intramontabile. 


2016

 

TUTTO PER BENE

di Luigi Pirandello

 

NOTE DI REGIA

La prima lettura di Tutto per bene risale a qualche decennio fa e ne restai subito affascinato. È pretenzioso dire qualcosa di nuovo su questa commedia, tra le più struggenti ed enigmatiche di Pirandello, tanto ne è stato scritto da Autori qualificatissimi nei quasi cento anni dalla sua prima rappresentazione. Ogni lettura successiva, fatta anche a diversi anni dalla prima, mi schiudeva nuove strade, mi poneva ulteriori domande, mi svelava pieghe nascoste in un panneggio che da marmoreo e fisso si faceva morbido e cangiante, come cangianti erano e sono i personaggi della commedia. Ogni volta nella lettura, e tanto più nel tentativo di metterla in scena, scoprivo “pirandellianamente” i doppi, i rovesci, i contrari delle realtà rappresentate. 

Anche qui, come la signora Ponza di Così è (se vi pare) «Io sono colei che mi si crede», Martino Lori è quello che gli altri lo hanno creduto per tanti anni. Cambia il punto di vista: non più quello della gente, dei tanti, della massa, ma del protagonista, solo e indifeso … e bello. Si, bello! come la bellezza di questo testo.

Ma ha senso oggi raccontare questa storia?

Poteva Martino Lori non sapere? È credibile che non sapesse? E, soprattutto, che non ne traesse alcun vantaggio?

Oggi no. La diffidenza, la furbizia, il non “passar per fessi”, la totale mancanza di genuinità di oggi non lo consentirebbero più. Questo è, invece, ciò che mi ha affascinato di Lori, il suo credere nell’onestà, nell’amicizia, nella fedeltà, senza dover passare per imbecille: «Ma io ho potuto essere un imbecille, finché ho creduto a cose sante e pure: all'onestà! all'amicizia! Ora no, più!». Mi piace riscoprire questa purezza (oggi così inconcepibile da rendere datata la commedia) che, al contrario, mi incanta nell’idea che tale sentimento possa avere un senso anche nel presente che viviamo.

Il crollo delle illusioni è sempre doloroso e senza rimedi: «perché non posso più far credere a nessuno, io, che non sapevo, capisci? Se lo dico, faccio ridere!»

La salvezza viene dall’amore autentico di Palma, che rende la vita degna di essere ancora vissuta al di là delle falsità, dell’ipocrisia e dell’interesse, verso una conclusione “Tutto per bene”, non nel senso di “tutto è bene quel che finisce bene” ma «Pulitamente, come usa tra gente per bene». E dunque, «La… la commedia, allora?»   


 

 PRENDO IN PRESTITO TUA MOGLIE

di Luca Franco

 

Proprio all'indomani dell'approvazione della legge sulle unioni civili il debutto della Compagnia dei Giovani del Teatro del Grillo con un testo esilarante e delicato di Luca Franco.

Prendo in prestito tua moglie dimostra come l'amore sia davvero l'unica cosa straordinaria della vita, qualunque esso sia, per una donna o per un uomo, per un animale o per una cosa, etero o omosessuale. L'unica cosa per la quale la vita vale di essere vissuta.

Tante risate e qualche profonda riflessione.